BOHEMIAN RHAPSODY: recensione


Il mondo del cinema sta sfruttando molto le ispirazioni date dalla musica (anche grazie ai lauti guadagni), infatti i biopic su cantanti diventi icona stanno per uscire a grappoli: Rocket Man su Elton John è prossimo ad arrivare nelle sale, il film su Prince è in lavorazione e Bohemian Rhapsody è stato un successo.
Bohemian Rhapsody parla della storia di Freddie Mercury, (Rami Malek, che ha vinto l'Oscar come Best Actor) dal suo incontro con Roger Taylor, Brayn May e John Deacon (con cui formerà i Queen), fino al grandioso concerto del Live Aid del 1985.
Per una volta mi viene da parlare dei numeri: i freddi numeri. Al momento in cui sto scrivendo questa recensione, Bohemian Rhapsody è il biopic musicale che ha incassato di più nella storia del cinema. Questo fa capire quanto i Queen siano amati, nonostante i fan più accaniti della band abbiano storto il naso in più occasioni guardando questo film. Perché è rischioso portare sul grande schermo un personaggio come Freddie Mercury, diventato iconico e termine di paragone per tutti i frontman arrivati dopo di lui. All'annuncio della lavorazione del film, molti hanno avuto un solo e unico dubbio: sarà impossibile riuscire a trovare qualcuno che possa interpretarlo. Invece Rami Malek se la cava più che bene, vince l'Oscar e fa un grande lavoro interpretativo lavorando sul playback e sulle movenze del cantante. Azzeccata la sua scelta quindi, come quella di tutto il resto del cast.
Personalmente, non sono un grandissimo fan dei Queen, conosco solo le canzoni più famose, ma se vogliamo trovare a Bohemian Rhapsody una cosa difficile da perdonargli è questa: nonostante le canzoni tengano a galla tutto il film, c'è un senso di incompiuto. Perché Freddie Mercury è diventato leggenda e qui non si sfrutta tutto il suo potenziale.


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