THE PREDATOR: recensione


Questo The Predator non ha nulla a che fare con il film cult originale degli anni 80 che aveva come protagonista l'oleato, unto e muscoloso Arnold Schwarzenegger. Questo film è il primo di una trilogia che ha il tentativo di rilanciare il franchise (dove tutto dipende dagli incassi di questo primo capitolo).
Il cecchino Quinn McKenna, durante una missione in Messico, si ritrova in contatto con dei rottami di un'astronave dei Predator. Deciso ad avere delle prove sull'esistenza degli alieni, ruba il casco ed il copri braccio del Predator e decide di spedirli a casa sua negli Stati Uniti. Il pacco, però, viene aperto dal figlio autistico di Quinn, che senza volerlo, innesca il dispositivo di geolocalizzazione e consente ai Predator il ritorno sulla Terra. Decisi ad eliminare la razza umana, i Predator saranno combattuti da un gruppo di Marines e dalla scienziata Casey Bracket (Olivia Munn).
Innanzitutto vi voglio subito togliere dall'equivoco principale che sta alla base di questo film: questo The Predator non è un sequel e nemmeno un remake di Predator: è una cosa diversa. Nonostante siano presenti gli alieni con i dreadlock, gli scontri nelle foreste e le battaglie contro gli esseri umani, parliamo della stessa differenza che c'è tra il giorno e la notte. In quello di Schwarzenegger si parlava della lotta per la sopravvivenza di un soldato, che per non uscire sconfitto, rifiutava tutte le tecnologie a sua disposizione e si mimetizzava con la natura contando solo e soltanto sulla sua astuzia e sulla sua forza fisica. In questo, si parla di un gruppo di soldati che tentano di reprimere un'invasione aliena.
In conclusione, questo film non è un vero remake di Predator, ma dopo averlo guardato lascia la sensazione che, probabilmente, questo sia il miglior Predator possibile oggi.

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