L'UOMO SUL TRENO: recensione


Michael MacCauley (Liam Neeson) è un assicuratore che tutti i giorni prende il treno per andare a lavorare. Un giorno viene licenziato e, mentre prende il treno per tornare a casa, viene avvicinato da Joanna (Vera Farmiga). Lei lo convince ad accettare una piccola sfida: identificare un passeggero non abituale prima che il treno arrivi al capolinea e attaccare un rilevatore GPS alla sua borsa in cambio di 100.000 dollari. Quando Michael accetta la sfida, si rende conto che la sua famiglia è in pericolo e deve risolvere il mistero il prima possibile perché anche la polizia è stata avvertita.
Liam Neeson ritorna ad interpretare la parte dell'eroe come aveva già fatto nella famosa trilogia di Taken. Nonostante abbia ormai superato i 60 anni, Liam Neeson si conferma perfetto per questo genere di film: se c'è lui, il livello del film è sempre sopra la media a prescindere dalla trama, dal regista o dal cast artistico. D'altronde, è lui a prendersi sulle spalle tutti il film ed è anche giusto così.
L'uomo sul treno non è certo una novità: ne hanno fatti in passato e ne faranno in futuro di film così. Ha sempre i soliti cliché visti e rivisti dei film d'azione, però c'è Liam Neeson al suo meglio e ci sono diverse scene d'azione spettacolari (soprattutto una: quella dove il protagonista tenta di sganciare i vagoni del treno). Tutte cose che fanno de L'uomo sul treno un film divertente e ben strutturato: un'ora e 45 minuti che passano in velocità e leggerezza ed un tipo di film muscolare che non ha tante pretese.

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