AMERICAN ASSASSINS: recensione


Mitch (Dylan O'Brien) è un ragazzo che sta per sposarsi. Prima del matrimonio decide di fare un viaggio a Ibiza con la fidanzata, ma durante la vacanza Katrina resta uccisa da un attentato fatto da dei terroristi islamici. Assetato di vendetta, Mitch si isola dal mondo e decide di infiltrarsi nella cellula terroristica ideatrice dell'attentato per vendicare la fidanzata. La CIA, però, che lo stava monitorando, lo recluta e lo affida a Stan (Michael Keaton), il quale lo addestra per sventare una minaccia che potrebbe mettere in ginocchio gli Stati Uniti.
Non è certamente l'interpretazione di Dylan O'Brien a reggere il film: non è credibile nella parte del super soldato addestrato in cerca di vendetta. Non è, per esempio, Jason Statham: infatti, quando si guarda un film del genere, per un ruolo così viene in mente uno come lui. Dylan O'Brien non ha il physique du role, non ha muscoli e, sopratutto, non è credibile. Per fortuna c'è Michael Keaton che è perfetto nella parte dell' istruttore violento e cinico. Ha il giusto carisma per rendere il suo personaggio coerente alla storia, al contesto e alla tanta violenza presente nel film.
American Assassins è un brutto tentativo di imitazione dei vari Jason Bourne o del telefilm 24. Sembra un film molto vagamente anni 80. Se però un film come Rambo è diventato un cult perché oltre alle esplosioni e alle uccisioni c'è un lavoro introspettivo sul protagonista, American Assassins non approfondisce quest'aspetto, ma punta tutto sul sangue che scorre a fiumi.
Un tipo di film che si limita al minimo indispensabile sopratutto nelle scene d'azione, che accontenta poco gli appassionati del genere e scontenta gli spettatori occasionali.

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