NOI SIAMO TUTTO: recensione


Noi Siamo Tutto è un film tratto da un romanzo best seller negli Stati Uniti e segue quel filone già tracciato dai vari I Passi dell'Amore, Io Prima di Te e Colpa delle Stelle: quello delle storie d'amore impossibilitate a durare nel tempo a causa di una grave malattia.
Maddy (Amandla Stenberg) ha 18 anni e soffre di una rara malattia che le ha provocato una disfunzione nel sistema immunitario. Abita rinchiusa in una casa completamente sterilizzata e non può uscire, perché l'aria naturale la farebbe morire. Un giorno, dalla finestra della sua camera, osserva l'arrivo del nuovo vicino Olly (Nick Robinson). Dopo uno scambio di messaggi, seguito da una tenera amicizia, i due si innamorano. Maddy decide che vivere segregata in casa non sia vivere, perciò parte con Olly per le Hawaii, rischiando la vita per passare almeno un giorno da persona normale e vivere la sua relazione.
Questo film ha il pregio di smettere di rendere la malattia un argomento tabù per dare un messaggio di speranza e, sopratutto, ha scelto una protagonista femminile di colore corteggiata da un ragazzo bianco (per restare in tema anti razzismo). Ed è proprio sulla struttura del personaggio della protagonista femminile che c'è la contraddizione più grande: quella di aver rappresentato Mandy come una bomba sexy tutta curve (valorizzate dall'abbigliamento) nonostante l'idea data dal film sia quella di una ragazza pura, timida e pudica.
Noi Siamo Tutto non è uno di quei film che punta sulla lacrima facile e tratta correttamente l'amore in tutte le sue declinazioni: quello tra figli e genitori, quello fra teenager e quello per cui vale la pena di sacrificare tutto.
E' un film imperdibile per gli amanti del genere, ma che potrebbe piacere anche ai non amanti per via del colpo di scena finale e della varietà di emozioni.

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