WISH UPON: recensione


Wish Upon è stata la sorpresa positiva della scorsa stagione cinematografica. Costato 12 milioni di dollari, ne ha incassati quasi 100 registrando il record di incassi al box office nel week end d'apertura per un film horror
Joey King (ne ho già parlato qui: http://thekingdavide.blogspot.it/2018/01/a-newcomer-star-joey-king.html) interpreta Clare Shannon, ragazza rimasta traumatizzata dopo aver assistito al suicidio della madre. Clare vive con il padre Jonathan, che fa il rigattiere e la mette sempre in imbarazzo con i suoi compagni di scuola. Claire, che ha come hobby la pittura e lo studio della lingua cinese, passa le giornate con le sue due migliori amiche fantasticando su come potrebbe migliorare la sua vita sociale. Desidererebbe essere più popolare a scuola, essere lasciata in pace dalla bulla che la perseguita e vorrebbe essere notata dal ragazzo di cui è innamorata. Per il suo compleanno, il padre le regala un carillon con delle incisioni cinesi trovato in un bidone dell'immondizia. Le scritte dicono che è possibile esprimere sette desideri e Claire, per gioco, desidera che Darcie, la bulla della scuola marcisca, e che Paul, il ragazzo che le piace, si innamori di lei. I due desideri si avverano e Claire continua ad esprimerne altri, ma ad ogni desiderio esaurito una persona a cui lei vuole bene muore.
Wish Upon tocca un tema importante: il sogno di desiderare l'impossibile, causato da un tipo di società dove imperversano il malcontento e l'insoddisfazione.
E' un film senza infamia ne lode, un riempitivo per una serata vuota, senza particolari pretese. Ha i suoi difetti: ad esempio, le morti "accidentali" ricordano molto quelle di Final Destination e la scena dopo i titoli di coda è abbastanza scontata. Ma ha anche dei pregi: il colpo di scena finale non delude e si può ammirare Joey King per tutta la durata del film.

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