MONOLITH: recensione


Monolith racconta il tentativo disperato contro il tempo di una madre di salvare il figlio rimasto bloccato in una macchina ultra tecnologica.
Sandra (Katrina Bowden) è l'ex leader di una girlband, che ha lasciato la carriera musicale dopo essersi sposata con un famoso produttore ed aver avuto un figlio. Con la macchina ultra tecnologica che il marito le ha appena regalato, decide di raggiungerlo (convinta che lui la tradisca), ma durante il tragitto investe un'alce. Per vedere se l'animale è ancora vivo, scende dall'auto lasciando il suo smartphone nelle mani del figlio, che giocandoci, attiva inavvertitatamente l'applicazione di sicurezza per blindare la vettura.
Monolith è una produzione tutta italiana a partire dagli sceneggiatori fino al cast tecnico. E sembrava essere un progetto molto ambizioso. Almeno nelle intenzioni. Bastava veramente molto poco per riuscire a fare qualcosa di meglio. Sarebbe bastato, per esempio, investire più soldi nelle scenografie e negli effetti speciali o magari fare un casting migliore per il ruolo della protagonista.
Ma non è tutto da buttare: l'idea di fondo è buona. E sopratutto è un prodotto italiano che si discosta completamente da quello che il cinema italiano offre di solito. Almeno si è provato a fare un qualcosa che abbia un sapore internazionale, tentando di avvicinarsi al cinema americano. E poi, tutto sommato, riesce a coinvolgere lo spettatore nel dramma della protagonista che deve riuscire a salvare suo figlio. Quindi, Monolith rappresenta il manifesto del: "vorrei riuscire a farlo, ma non riesco".

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