READY PLAYER ONE: recensione


In un futuro non molto lontano, l'inquinamento ha danneggiato gravemente il pianeta Terra. L'eccessiva popolazione ha terminato poco a poco tutte le risorse e le città sono diventate delle baraccopoli dove imperversa la povertà. L'unico svago della popolazione è un gioco virtuale chiamato Oasis, dove il giocatore può vivere una vera e propria vita parallela virtuale creandosi il suo avatar e passando il tempo in questo mondo virtuale. Alla morte del creatore del gioco, viene lanciato un concorso dove tutti i giocatori devono trovare un easter egg sbloccato da tre chiavi che possono essere conquistate solo vincendo delle sfide di abilità. Il premio sono le azioni della società produttrice del gioco ed il controllo totale di Oasis. Tutti si mettono alla ricerca delle chiavi: società private, mercenari e multinazionali, ma solo Wade Watts sembra avere i requisiti per completare le sfide.
Ready Player One è tratto da un romanzo che è ormai diventato un cult per tutti gli appassionati di videogiochi. Ed è proprio quello che sembra questo film: un videogioco della durata di quasi due ore e mezza che spazia in tutti i generi: picchiaduro, RPG, platform, sparatutto e sport. Fatto più strano che sia proprio un regista (Steven Spielberg) agli antipodi da tutte queste cose, ad aver realizzato un film così. Forse per l'età (ha più di 70 anni), o forse per i suoi film precedenti completamente diversi da questo. Non mancano poi le numerosi citazioni ed i riferimenti agli anni 80: dalla musica, ai film, ai videogiochi, ai telefilm e perfino ai dialoghi.
Un bel film da vedere assolutamente: il classico compagno per una serata di divertimento con al fianco un pacchetto di pop corn. Un film, che però, non è esente da difetti: quello più grave sta nel non aver approfondito di più la storia d'amore tra il protagonista e la ragazza che lo aiuterà a compiere la sua missione.

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