RESIDENTI EVIL: THE FINAL CHAPTER: recensione


Traslare il successo di un videogioco che è ormai diventato un cult in un film è un'impresa ardua. I tentativi fatti con i vari Mortal Kombat, Tekken, Silent Hill e, recentemente, Assassin's Creed non hanno avuto gli effetti sperati. Residenti Evil: The final Chapter è l'ultimo episodio (come dice il titolo) di una saga iniziata nel 2002. Nella parte di Alice troviamo sempre Milla Jovovovich, ex modella, ora attrice, che per lunghi tratti della sua carriera è stata la preferita di Giorgio Armani.
Il virus T ha ucciso il 90% della popolazione mondiale. Alice e un gruppo di ribelli sopravvissuti vengono a conoscenza dell'esistenza di un antivirus, così si dirigono a Racoon City nell'Alveare (luogo in cui è ambientato il primo film) per sottrarre l'antivirus all'Umbrella Corporation e salvare il 10% della popolazione rimanente.
Milla Jovovich è perfetta nel ruolo della protagonista. E' la colonna portante di questo film. Nonostante i 40 anni la si vede volteggiare, sparare e picchiare zombie e mostri indefinibili, portandosi sulle spalle l'intera struttura del film e deliziando lo spettatore con i suoi bellissimi occhi azzurri.
Se pensate di trovare quel senso di paura e gli spaventi improvvisi tipici del videogioco in questo film, siete sulla strada sbagliata. E'nitido nella mia memoria il ricordo della sensazione di terrore che mi diede il videogioco nella famosa scena del cane che sfonda la finestra della villa. Per lo spavento chi era con me quel giorno lancio il suo joypad giù dal divano. Sono momenti che hanno segnato la mia adolescenza (e anche quella di una persona che sta leggendo).
Il film non è niente di più e niente di meno di quello che erano i precedenti capitoli. Esagerato, assurdo, chiassoso, a tratti estremo ed incapace di seguire la linea narrativa dei precedenti episodi (soprattutto quando cerca di spiegare il passato di Alice). Pur essendo un pochino superiore all'irrilevante Resident Evil: Afterlife, qualitativamente risulta essere il meno riuscito di tutto il franchise. E, credetemi, è l'unico complimento che sono riuscito a fargli.

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